Foto: © The National Gallery, London
Dettaglio dell'autoritratto di Artemisia Gentileschi come Santa Caterina di Alessandria.
La vendita, il restauro, un'artista straordinaria: Artemisia Gentileschi
La storia dell'autoritratto di Artemisia Gentileschi nelle vesti di Santa Caterina d'Alessandria è ammantata di incertezza riguardo ai passaggi della sua proprietà. Il proprietario originale è sconosciuto e nulla si sa dove il dipinto si trovasse, fino a quando, negli anni '30, fu lasciato in eredità da Charles Marie Boudeville a suo figlio. L'opera è quindi tornata nell'ombra fino al 2017 dove, posta all'asta per 400.000 euro, è stata battuta per la cifra sbalorditiva di quasi 2 milioni e mezzo di euro!
Nel luglio dello scorso anno la National Gallery di Londra ha annunciato di aver acquistato il dipinto dai nuovi proprietari per 3,6 milioni di sterline (4,7 milioni di dollari USA). Nella stessa occasione il nuovo proprietario ha anche fatto trapelare l'ipotesi che la proprietà Boudeville fosse di facciata e che, in realtà, l'opera fosse tra quelle saccheggiate dai nazisti durante la seconda guerra mondiale.
Per il grande museo londinese si è trattato comunque di un'acquisizione eccezionale, resa possibile grazie al contributo dell'associazione di beneficenza britannica Art Fund (ex National Art Collections Fund) che da oltre cento anni raccoglie fondi per contribuire all'acquisizione di opere d'arte per il Regno Unito. La stessa Associazione ha sostenuto anche i costi di restauro, dal momento che era apparso subito evidente che il dipinto necessitasse di un ampio lavoro di conservazione-
Il ruolo di Art Fund, al fianco della National Gallery, è un segno di come negli UK pubblico e privato si muovano all'unisono per salvaguardare il patrimonio artistico e culturale nazionale, ma anche una speranza affinché questo tipo di collaborazioni possa svilupparsi sempre meglio anche nel nostro Paese.
L'analisi preliminare
Ma oltre alla risonanza legata al valore delle transazioni, a IRR - Istituto Restauro Roma, che promuove una formazione di qualità nel settore dell'arte con la Laurea Magistrale a ciclo unico in "Conservazione e Restauro dei Beni Culturali" (LMR/02), interessa soprattutto mostrare il frutto del paziente lavoro di recupero che è seguito.
Quando il dipinto è stato posto all'asta – hanno raccontato i responsabili del restauro e del settore conservazione della National Gallery – la tela è apparsa subito strappata e l'immagine offuscata dietro una patina di vernici scolorite. Il primo passo del programma di recupero, è stato quindi quello di sottoporre l'opera ad un'analisi non invasiva di campionamento scientifico per osservare e comprendere, oltre alle dimensioni del danno sottostante, anche il tipo di pigmenti usato per la colorazione.
Un lavoro che ha permesso anche di dimostrare che la striscia di tela attaccata sul fondo fosse stata incollata prima della realizzazione del dipinto, come ha evidenziato l'identica composizione della tela e della striscia. In proposito lo stesso inquadramento storico-artistico ha confermato che al momento di iniziare a lavorare, l'artista si trovasse in condizioni economiche critiche, costretta a vendere mobili e prendere denaro in prestito per pagare i materiali, e quindi propensa a riusare il materiale a sua disposizione.
L'analisi ha rilevato inoltre una precedente attività di conservazione realizzata tra la fine del XIX e l'inizio del XX secolo. Periodo in cui le attività di restauro erano spesso affidate ad artisti non sempre in possesso di competenze tecniche di conservazione, e in un'epoca in cui la possibilità di "apportare miglioramenti" all'opera restaurata era comunemente accettata. Un esempio evidenziato dai restauratori è la sovraverniciatura dell'avambraccio, dove venne usata una grande quantità di colore per coprire ciò che, all'analisi, si è rivelata essere una piccola area danneggiata.
La pulitura
Il passo seguente ha riguardato quindi la pulitura della tela dagli strati di vernice non originali. Si è anche deciso di rimuovere il rivestimento esterno, dal momento che la lacerazione nella tela lo aveva danneggiato e di rinnovarlo usando un metodo tradizionale con una colla a base di gelatina mescolata a farina.
E' stata anche presa la decisione di estendere la parte superiore della tela. Questo sulla base di diversi fattori, tra cui l'apparente ritaglio di un punto della corona di Santa Caterina. Il team di conservazione ha infatti ritenuto che qualcosa, nel lungo e travagliato percorso storico dell'opera, fosse andato perduto - forse per adattarsi banalmente alla cornice scelta.
E' seguito quindi un attento lavoro di ritocco, applicato sopra uno strato di vernice rimovibile utilizzando colori anch'essi reversibili, seguendo fedelmente lo stile di pittura a più livelli usato dall'artista che puntava ad ottenere il colore finale attraverso la sovrapposizione di strati di colore diversi. Il risultato di questo lavoro, durato complessivamente più di cinque mesi, ha permesso di restituire all'opera l'intera gamma di luci e di ombre oltre al suo straordinario senso della tridimensionalità.
La promozione: video, tour e una grande mostra nel 2020
Un aspetto particolarmente interessante mostra come oggi l'attività di restauro e di conservazione necessiti di una sapiente attività di marketing e di comunicazione, sia per promuoverne gli elementi tecnici, propri di questo lavoro, sia come occasione per ampliare il pubblico dei fruitori dell'arte e dei suoi capolavori.
L'intera attività di restauro è stata documentata in ogni sua fase. I video di questo paziente lavoro, introdotti da Larry Keith, responsabile dell'area di conservazione del museo, e spiegati dai diversi professionisti che hanno lavorato sul dipinto, sono disponibili nel sito della National Gallery e rappresentano una testimonianza di grandissimo interesse per chiunque ami e voglia capire di più su questa attività (il link alla sezione video si trova alla fine di questo articolo).
L'opera della Gentileschi, presentata ufficialmente come "regalo di Natale per la nazione", ha dato vita ad un lungo tour che ha toccato luoghi "insoliti e inaspettati" di tutto il Regno Unito tra i quali la Biblioteca delle donne di Glascow, il Liceo Cattolico del Sacro Cuore a Newcastle, il Centro di Medicina Generale a Pocklington e la prigione di Send nel Surrey.
Nel prossimo 2020 la tela, accompagnata da altre 35 opere, sarà parte di una grande mostra dedicata dalla National Gallery alla grande artista italiana.
L'artista e l'opera
I capolavori barocchi di Artemisia Gentileschi riguardano le donne. Più specificamente, mostrano le donne in azione, affermando attivamente il ruolo femminile e sfidando gli uomini alternativamente lascivi, omicidi e sventati che li circondano. Questo si esprime anche nei dipinti privi di una presenza maschile – come in questo autoritratto come Santa Caterina d'Alessandria - che vede l'artista aggrappata ad una ruota di tortura spezzata mentre offre agli spettatori uno sguardo di sfida.
Quest'opera, ha scritto Steve Jones sul Guardian, sembra fare "allusione diretta" al famigerato processo per stupro del 1612 che ha segnato per sempre la vita di Artemisia. Un processo intentato a favore di sua figlia dal padre, Orazio Gentileschi, contro il suo collega pittore e insegnante d'arte della figlia, Agostino Tassi che le aveva usato violenza.
Nel corso di oltre sette mesi di processo, Artemisia offrì testimonianze strazianti del suo calvario, anche sfidando torture brutali per dimostrare l'affidabilità del suo resoconto. Lo stupratore – sia pur riconosciuto colpevole - non fu mai punito. Ma il trauma lascerà invece in Artemisia segni indelebili riflettendosi in molte delle sue opere.
Fonti e approfondimenti
• https://www.nationalgallery.org.uk/behind-the-scenes/film-series-restoring-artemisia-gentileschis-self-portrait
• https://www.artfund.org/news/2018/12/17/behind-the-scenes-conservation-of-artemisia-gentileschi-self-portrait
• https://www.theguardian.com/commentisfree/2019/may/01/art-gp-surgery-artemisia-gentileschi-self-portrait-tour
• https://www.nationalgallery.org.uk/whats-on/artemisia-visits