Un Presepe del settecento allestito al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti

16 Dec 2025

di ROBERTO LUCIANI

Nei primi secoli del cristianesimo la Natività era già un tema centrale nell'arte cristiana. Nelle Catacombe Romane conserviamo le prime raffigurazioni della Vergine Maria con il Bambino, come nelle Catacombe di Priscilla in via Salaria.
Nel VI secolo la Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma era nota come Sancta Maria ad Praesepem, in italiano mangiatoia, in quanto conservava (e conserva tuttora) frammenti della mangiatoia originale di Betlemme fatti di assi di legno risalenti all’epoca di Gesù.
Nel Medievale la Natività era ampiamente rappresentata in affreschi, mosaici e sculture, come nei pulpiti di Nicola e Giovanni Pisano a Pisa (1260) e Pistoia (1298-1301). Queste opere fungevano da strumento didattico, ma restavano elementi artistici fissi, non rievocazioni interattive.


IL MOMENTO FONDATIVO DEL PRESEPE LO ABBIAMO NEL 1223 QUANDO A GRECCIO FRANCESCO REALIZZA IL PRIMO PRESEPE VIVENTE.
L'origine della tradizione del Presepe è tuttavia universalmente legata a San Francesco d'Assisi. Questo, tornato da un viaggio in Terra Santa, fu profondamente colpito dall'umiltà e dalla povertà della nascita di Gesù. Egli voleva che i fedeli, in gran parte analfabeti, "vedessero con gli occhi del corpo" la povertà del Figlio di Dio.
Per questo nel 1223 Francesco, desideroso di far rivivere l'emozione e l'umiltà della nascita di Cristo, allestì il primo presepe vivente in una grotta a Greccio, in provincia di Rieti. Non utilizzò statue della Sacra Famiglia, ma solo la mangiatoia con fieno, il bue e l'asinello. La popolazione locale partecipò come figurante e il sacerdote celebrò la Messa sulla mangiatoia, simboleggiando il legame tra la Nascita e l'Eucaristia. Secondo la tradizione e le agiografie, durante la notte di Natale del 1223 nel primo presepe vivente apparve nella mangiatoia il vero Gesù Bambino in carne e ossa, che Francesco prese in braccio, un evento miracoloso che rafforzò la fede e diede inizio alla tradizione del presepe. Questo miracolo sottolineava la povertà di Cristo e trasformò la rievocazione in un'esperienza spirituale profonda, il gesto mirò a riportare l'attenzione dei fedeli sulla concretezza e la povertà dell'evento della Nascita.
Il miracolo fu narrato in particolare da Tommaso da Celano, ed ebbe una risonanza enorme spostando il focus dalla divinità di Cristo alla sua umanità concreta e povera, rendendo il mistero dell'Incarnazione accessibile a tutti.
Da qui, la consuetudine si diffuse rapidamente, prima nelle chiese e nei conventi, poi, a partire dal Cinquecento e soprattutto nel Seicento e Settecento, nelle dimore aristocratiche e infine nelle case del popolo.


IL PRESEPE DI GRECCIO NELL'ARTE
L'episodio del miracolo divenne rapidamente uno dei temi più rappresentati nell'iconografia francescana.
L'opera più famosa è l'affresco di Giotto nella Basilica Superiore di Assisi (1295-1299). Intitolato Presepe di Greccio, mostra San Francesco al centro, in ginocchio, intento a sistemare il Bambino Gesù (o ad adorarlo), mentre sullo sfondo si vedono i partecipanti e la scena della Natività.
L’artista di Vespignano del Mugello non dipinge la Natività biblica, ma l'evento fondante del 1223. Si tratta di un’opera capace di rompere con l'iconografia bizantina rigida, mentre la sua scena è piena di gente: frati che cantano, donne che spiano oltre un tramezzo, il bue e l'asinello in primo piano. Egli cattura la reazione emotiva e popolare all'evento, rendendo il miracolo più intimo e umano.


LA RAPPRESENTAZIONE PLASTICA
La scultura fu il mezzo più diretto per realizzare l'idea tridimensionale del Presepe.
Arnolfo di Cambio, tra il 1280 e il 1290, realizza il suo presepe per Santa Maria Maggiore a Roma: è il più antico esempio di scultura presepiale monumentale, le figure in marmo sono maestose, con drappeggi classici e un'espressione severa, tipica del gotico romano. Si tratta di figure in marmo, sobrie ed essenziali (la Sacra Famiglia e i Re Magi), a tutto tondo.


IL RINASCIMENTO E LA BELLEZZA IDEALE
Nel Quattrocento e Cinquecento, il tema della Natività divenne soggetto per grandi artisti come Piero della Francesca, Mantegna, Tiziano, Filippo Lippi, Sandro Botticelli e Leonardo da Vinci che dipingono l'Adorazione del Bambino o l'Adorazione dei Magi in affreschi e dipinti.
La scena è spesso ambientata in contesti classici o in paesaggi idealizzati. La figura di Maria acquista grazia e bellezza rinascimentale mentre l'attenzione si sposta sulla perfezione della forma umana e sull'integrazione di simbologie complesse come le Rovine Romane, simbolo del mondo pagano che tramonta con l'avvento del Cristianesimo e l’Agnello, simbolo del sacrificio di Cristo.


IL CONCILIO DI TRENTO E LA CONTRORIFORMA: STATUE IN LEGNO E TERRACOTTA
Il Concilio di Trento (1545-1563) e la Controriforma incoraggiarono l'uso di immagini sacre come strumento di catechesi. Il presepe, con la sua capacità narrativa, venne promosso come forma di devozione popolare, spingendo la sua diffusione anche al di fuori dei contesti ecclesiastici.
Il presepe ebbe diffusione nelle chiese e i conventi, soprattutto francescani, che ospitavano grandi presepi con statue in legno o terracotta, spesso realizzate da maestri artigiani. Esempi importanti si trovano in Toscana e in Emilia, come il presepe scolpito di Bologna, fine XIII secolo, opera lignea a tutto tondo, conservata nella Basilica di Santo Stefano (chiamata anche le "Sette Chiese"), considerato uno dei presepi più antichi al mondo, realizzato da uno scultore sconosciuto in legno di tiglio e olmo, che ha rappresentato per la prima volta figure a grandezza naturale e in movimento, diventando un modello fondamentale per la tradizione presepiale bolognese successiva, dove le figure non sono vestite di stoffa ma scolpite interamente.
Con il Rinascimento si diffonde anche l'uso della terracotta (argilla cotta), più economica e facile da modellare rispetto al marmo. Questo permise la creazione di figure più espressive e realistiche.


L'APICE: IL PRESEPE NAPOLETANO DEL SETTECENTO
Con il Barocco, l'arte scultorea del Presepe raggiunge l'apice della complessità, in particolare a Napoli. Il Settecento segnò l'apogeo artistico del Presepe napoletano dove divenne un'arte sofisticata e un fenomeno sociale.
La figura si riduce di dimensione, diventa più dinamica e viene realizzata con la tecnica mista che la rende snodabile (testa in terracotta, corpo in stoppa, arti in legno), questo permise di posizionare le figure in scene di vita quotidiana complesse, dando vita al Presepe come scenografia totale.
L'arte presepiale napoletana, con i suoi artigiani specializzati in pastori, animali e accessori, diventa un'espressione unica che fonde l'arte alta (la scultura della testa) con l'artigianato popolare (la scena). L'arte a Napoli si emancipa completamente dalla grotta essenziale e incorpora figure della vita quotidiana: mercati, rovine classiche e costumi sfarzosi. Artisti come Giuseppe Sammartino elevano la figura del "pastore" (la statuina) a vero e proprio oggetto d'arte (terracotta, stoffe, fil di ferro).
Le figure, dette "pastori", venivano realizzate con una meticolosa cura per i dettagli, gli abiti erano in stoffe preziose e gli accessori in miniatura (gioielli, strumenti musicali, cibi). La scena della Natività divenne sacra e profana, integrata con la vita quotidiana napoletana dell'epoca, accanto alla Sacra Famiglia, si trovavano figure del popolo (lavandaie, venditori, mendicanti, osti) e mercanti orientali (i Re Magi).


L'ETÀ DELL'ORO NEI SECOLI SUCCESSIVI
I secoli successivi vedono il presepe esplodere come fenomeno artistico e sociale. Inizialmente a Napoli, e poi in altre corti, il presepe divenne un simbolo di status sociale e di devozione privata per l’aristocrazia, nobili e regnanti. Venivano dedicate intere stanze all'allestimento di scene sontuose, commissionando migliaia di figure.
Nel corso dell'Ottocento, anche grazie a tecniche di produzione più economiche (come la cartapesta a Lecce o i Santon di argilla in Provenza), abbiamo una diffusione domestica, il presepe entra nelle case della borghesia e del popolo, diventando un rito familiare irrinunciabile che unisce la fede all'identità culturale.


TRADIZIONI REGIONALI
Oltre a Napoli l'arte presepiale si sviluppò in molteplici forme e territori. I presepi in legno della Val Gardena con l'arte dell'intaglio; il presepe siciliano con il trionfo della ceramica e del corallo; il presepe pugliese con l’utilizzo della pietra leccese e la cartapesta.


SIGNIFICATO E SIMBOLISMO
Il Presepe è un potente simbolo che unisce fede, arte e tradizione popolare.

  • Messaggio Religioso: Il nucleo centrale è l'umiltà della Nascita (praesaepe - mangiatoia) e l'incarnazione di Dio (Dio che si fa uomo per abitare tra noi).
  • Simboli Allegorici: Molti elementi hanno significati allegorici:
    • Grotta/Stalla: Luogo di frontiera tra luce e tenebre, richiamo al sepolcro e alla rinascita.
    • Bue e Asinello: Tradizionalmente assenti dai Vangeli, ma presenti fin dai primi secoli, simboleggiano i popoli (Ebrei e Gentili) che riconoscono la venuta del Messia.
    • Pastori: I primi ad accogliere il messaggio, simboleggiano l'umiltà e la semplicità necessarie per comprendere il mistero divino.
    • Rovine: Rappresentano il mondo pagano che sta per essere superato dalla nuova era di Cristo.
In sintesi, l'arte del presepe è passata da un'icona statica (l'affresco medievale) a una scena dinamica e sentimentale (Giotto), per evolversi in una scultura monumentale (Arnolfo) e, infine, in un'installazione teatrale e popolare (il presepe napoletano).


IL PRESEPE NELL’ARTE CONTEMPORANEA
Negli ultimi decenni il presepe si svincola dalla tradizione iconografica classica per rappresentare la Natività attraverso linguaggi nuovi, utilizzando materiali inusuali (legno, metallo, performance, luce, grafica, fotografia, installazione) e concetti astratti, con artisti come Marco Lodola, Fausto Melotti, Michelangelo Pistoletto, Banksy, Roberto Almagno, Maria Lai che reinterpretano il sacro per indagare l'identità, la memoria, la speranza e la responsabilità umana, trasformando il presepe un'opera concettuale o un commento sociale.


IL PRESEPE ALLESTITO DALL’ ISTITUTO RESTAURO ROMA AL MINISTERO DELLE INFRASTRUTTURE E DEI TRASPORTI
Per il Natale 2025 nel Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti l’Istituto Restauro Roma (Corso di Laurea Magistrale a ciclo unico in Conservazione e Restauro dei Beni Culturali) ha allestito un originale Presepe in linea con i suoi programmi didattici che spaziano dall’antico al contemporaneo.
Per questo motivo si è evitato di realizzare un Presepe tradizionale progettandone uno con alcune significative opere d’arte di proprietà dell’Istituto Restauro Roma attualmente in fase di restauro.
Una coppia di Angioletti veneziani dell’inizio del XVIII secolo, in legno scolpito e policromo con aggiunte di doratura. Lo stile è vivace e dinamico, tipico del Barocco, con un'enfasi sul movimento e sull'espressività della figura.
I due Angioletti, serrano una grande tela, cm 195x145, attribuita dal noto artista napoletano Luca Giordano, probabilmente con la collaborazione di Nicola Malinconico, della seconda metà del XVIII secolo dal titolo Fuga in Egitto, episodio narrato nel Vangelo di Matteo (2,13-15).
L’Istituto ha scelto volutamente questo soggetto, pur distaccandosi da quello tradizionale della Natività, per evidenziare e mettere in parallelo la fuga di Gesù, sperimenta fin dall'inizio della sua esistenza, costretto a lasciare la propria terra per colpa della violenza e dell'ingiustizia, con la fuga che oggi molti bambini nel mondo compiono a causa di guerre, povertà e persecuzione.
La composizione dell’opera vede a sinistra la Vergine Maria, vestita in abiti che richiamano i toni dell'azzurro e del rosa, mentre tiene in braccio Gesù Bambino. Sulla destra troviamo San Giuseppe, anche riconoscibile dal bastone fiorito simbolo della purezza, suo attributo tradizionale. In basso a destra sono presenti due Angeli, uno dei quali tiene con una corda l’asino, animale umile, simbolo di semplicità e mitezza. Al centro è visibile un altro angelo che interagisce con il Bambino Gesù.
Davanti alle opere descritte, è posizionata una mangiatoia in legno e paglia contenente il Bambino Gesù, scultura del XIX secolo, che verrà esposto la Notte di Natale.
In sintesi, l’unità della composizione artistica rappresenta una meditazione visiva sulle difficoltà terrene ma anche sulla protezione divina.


L’INAUGURAZIONE DEL PRESEPE E DELL’ALBERO DI NATALE
La sera di martedì 9 dicembre, all’interno nei portici del Palazzo del Ministero delle Infrastrutture e Trasporti, il Ministro Matteo Salvini, dopo aver salutato e augurato un sereno Natale alle numerose autorità, dipendenti e ospiti, ha acceso il grande albero di Natale posizionato nel giardino prospiciente l’ingresso e inaugurato il presepe citato, precisando che ancora oggi, l'allestimento del Presepe è un rito familiare di condivisione e creatività, un legame vivo con la storia e l'identità culturale e cattolica italiana.
Ha preso inoltre la parola il Dottore Davide Bordoni, consigliere del Ministro; Don Alfio Tirrò, che ha benedetto i presenti; il Prof. Roberto Luciani, Direttore dell’Istituto Restauro Roma. Al termine della Cerimonia gli studenti dell’Istituto Restauro Roma hanno delineato l’iconografia e la simbologia religiosa delle opere esposte oltre ai lavori di restauro da loro effettuati.

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